Cerchiamo di far conoscere ai ns. lettori chi è Caterina Saracino ,prima come persona e poi come giovane e talentuosa scrittrice,alla seconda pubblicazione,con “GRIGIO” edito dalla EDIZIONI EIFFEL . Un romanzo dal notevole spessore che sta registrando un ampio consenso. Caterina parlaci di te !
Ciao a tutti, sono Caterina, ho 28 anni e sono nata a Bari, anche se da alcuni anni vivo nelle Marche. Mi sono laureata in Comunicazione d’Impresa, ho conseguito un Master in Scrittura Creativa e ho lavorato in alcune agenzie pubblicitarie e come giornalista free-lance. Attualmente lavoro per un sito di gossip e intrattenimento molto popolare, ma riesco sempre a ritagliare un po’ di tempo per scrivere i miei racconti e romanzi. Mi ritengo una persona piuttosto introversa, e la scrittura per me è sempre stata una valvola di sfogo molto importante, oltre che una abitudine irrinunciabile.
Come è nato “GRIGIO”?
“Grigio” è nato quasi per caso. Tutto è cominciato con un “flash”: una ragazza vestita di grigio, seduta su un pavimento polveroso, che guarda un giardino attraverso una zanzariera. Da questa immagine ho cominciato a creare una trama, e il testo è venuto fuori a volte in modo “fluido” altre con grande difficoltà, quasi come un piccolo parto… Al lavoro di scrittura è seguito un editing accurato, durato un anno, ma ne è valsa la pena perchè sono molto soddisfatta del risultato: amo questo romanzo come un figlio.
Di cosa parla il Romanzo?
E’ la storia della ricerca della propria dimensione, del proprio colore, un omaggio alla speranza anche quando tutto sembra perduto. La storia è quella di Morgana, una commessa che parla poco e si veste solo di grigio; la sua è un’esistenza solitaria, fatta di rare emozioni, e senza possibilità di esprimere i propri sentimenti. L’unico diversivo giornaliero della giovane, travolta passivamente dagli eventi, sono le visite
“notturne” di Daniele, musicista rude ed eccentrico… Il mondo di Morgana è diventato grigio cinque anni prima, quando il fratellino Gabriele si è reso responsabile di una tragedia durante una festicciola. Da quel giorno Gabriele si è chiuso in un mutismo assoluto, e conduce una vita ritirata nella “cella” della propria cameretta. Morgana si sente impotente di fronte al suo dolore; non riesce neppure a fargli una carezza. A
complicare la già difficile situazione dei due fratelli, ci pensa uno zio, che non ha mai perdonato Gabriele per l’incidente, ed appare deciso a “rovinarlo” psicologicamente.
Sarà l’incontro con una giovane madre, Giada, a segnare una svolta nella vita di Morgana …
Perché hai scelto di dargli questo titolo ? Cosa rappresenta per te questo colore?
Il romanzo si intitola “Grigio” perchè il grigio è un colore che per me rappresenta una zona d’ombra, ma anche, se vogliamo parlare in senso lato, un’area di “sospensione”. I protagonisti non sanno quale direzione far prendere alla propria vita, e tutto quindi diventa una ricerca, nel caso di Morgana anche dei colori, tanto che ogni capitolo del romanzo è titolato con un colore diverso.
Da quanto scrivi ? E come è il tuo rapporto con la scrittura?
La scrittura mi appassiona da tanto tempo, ma è solo da quattro o cinque anni che mi sono decisa a condividere quello che scrivo. In passato avevo molto pudore nel far leggere ad altri i “parti” della mia mente, mi sembravano cose troppo personali per essere… date in pasto. Poi, però, ho sentito il bisogno di avere delle conferme, di confrontarmi con altri giovani autori, e così ho frequentato un Master di Scrittura, dove si creava e si condivideva tutto, e mi sono accorta che ciò che scrivevo piaceva. Ho acquisito un po’ di sicurezza in me stessa e così ho cominciato a pubblicare racconti e i miei due romanzi.
Quanto ti ispiri alla realtà per creare i tuoi personaggi?
E’ una domanda curiosa. Mi piace “assorbire” ciò che osservo nella realtà, che siano caratteri o piccole scene di vita quotidiana, e poi i personaggi si creano quasi da sè, attingendo da questo calderone dove c’è un po’ di tutto. E’ la mia scrittura poi, e la trama stessa, a scolpirli e a modellarli come fossero reali.
Il tuo approccio con il mondo editoriale, parlaci della tua esperienza ?
Devo essere sincera, il mio approccio con il mondo editoriale non è stato idilliaco. Mi sono resa conto fin da subito di quanto sia difficile trovare editori disposti ad investire su autori sconosciuti, e spesso mi sono state fatte proposte a dir poco allucinanti. Quando, dopo mesi di ricerca, ho trovato quello che cercavo, ho capito che la pubblicazione non è l’obiettivo finale, ma solo il primo, piccolo passo. La fiducia dell’editore, la promozione, la distribuzione e soprattutto il consenso dei lettori sono mete da raggiungere con impegno e costanza, anche se a volte è necessaria persino la fortuna!
E’ stato difficile trovare un editore per questo libro ?
Il difficile non è tanto trovare un editore, quanto trovarne uno con le carte in regola, che sia affidabile, che non prometta mari e monti (come la stragrande maggioranza degli editori) e che poi si riveli inconcludente, che si impegni a promuovere i propri scrittori senza “perdersi” tra decine o centinaia di pubblicazioni.
In questo senso la Edizioni Eiffel mi ha convinta sin da subito: pochi titoli, proprio per seguire al meglio il percorso di ogni autore, e soprattutto una grande fiducia nel futuro e una contagiosa energia.
La EDIZIONI EIFFEL che ti ha pubblicato sta scalando piano piano la tortuosa strada del consenso, procedendo ad una scelta rigorosa e di qualità, ma con una particolare attenzione a Voi giovani, di cui dimostra un attaccamento inusuale, e sincero.
Che ne pensi ,è questa la strada ? Ci vorrebbe una maggiore attenzione dei mass media alla Piccola editoria di qualità ?
Noi giovani scrittori abbiamo bisogno di un po’ di credito, per non essere schiacciati dai colossi editoriali, che “divorano” tutto e a noi lasciano solo poche briciole. Sembra scontato pubblicare un libro e pensare di ritrovarsi in ogni libreria di città o paese, ma chi, come me, ha capito come funziona il mondo editoriale, sa che la piccola editoria, anche se di qualità, si trova di fronte tantissimi ostacoli, porte chiuse,
diffidenza e poco credito. E’ per questo che bisogna lavorare molto, e far capire ai lettori che la qualità non risiede esclusivamente nelle opere edite dai colossi, ma c’è tanto, tanto di buono anche nella piccola editoria e deve essere valorizzato, anche dai mass media, che invece sembrano interessati sempre ai “soliti” e, sempre più spesso, ai “vip” improvvisati. Insomma, sarebbe bello “adottare” un po’ noi autori… senza voce.
Quale è stato il riscontro con i lettori ?
La fatica spesa per scrivere “Grigio” è stata ripagata proprio in questo: il riscontro con i lettori è stato meraviglioso, tanto che ho deciso di pubblicare sul mio blog le opinioni di chi si è appassionato al mio romanzo, perchè quando sono giù di morale mi aiutano a risollevarmi e a darmi la forza di continuare questo percorso tanto arduo. Ricevere consensi è gratificante, ma io sono una persona aperta anche alle critiche, perciò invito sempre i miei lettori a comunicarmi il loro parere in modo più diretto e sincero possibile.
Quali sono i tuoi prossimi progetti ?
Continuare a promuovere la mia creatura, “Grigio” ovviamente, e poi lavorare ad un nuovo romanzo, perchè scrivere è una delle cose che più mi danno gioia e soddisfazione e ho tanta voglia di immergermi ancora in un mondo tutto da inventare.
Grazie a Caterina Saracino per questo incontro . di Andrea Cacciavillani
10 LIBRI DEL 2010 DA PORTARE NEL 2011
Il nostro caro 2010 sta per finire. Anche se non credo nelle interruzioni di un tempo che passa sempre e comunque senza soluzione di continuità
né sbalzi, arrivare a fine anno ci regala l’opportunità per fare i classici bilanci. Bilanci fiscali, di vita, di esperienze e anche di letture.
In quest’ultimo caso – come farebbe Rob Fleming in “Alta Fedeltà” di Nick Hornby – se dovessi stilare una classifica personale dei migliori
dieci romanzi editi nel 2010, la lista sarebbe la seguente:
1) “Non ti voglio vicino” di Barbara Garlaschelli – Edito da Frassinelli.
Un romanzo intenso che tratta un argomento difficile ma sempre attuale come quello de……….. Finalista al premio Strega
2) “Non dite che con il tempo si dimentica” di Daniela Dawan – Edito da Marsilio.
Quando il desiderio di appartenenza ad un gruppo può diventare lacerante fino alla morte
3) “999 l’Ultimo custrode” di Carlo A. Martigli – Edito da Castelvecchi.
Un thriller storico che riporta alla luce le tesi religiose e misteriose di Pico della Mirandola
4) “Le luci nelle case degli altri” di Chiara Gamberale – Edito da Mondadori.
Un appassionato dialogo tra Mandorla e Lorenzo, uno degli inquilini del condominio che l’ha «adottata» – si parla di amore, favole, (povere) fatine e (poveri) nani.
5) “Grigio” di Caterina Saracino – edito da Eiffel edizioni.
Un invito alla ricerca della propria dimensione, del proprio colore, un omaggio alla speranza anche quando tutto sembra perduto
6) “Acciaio” di Silvia Avallone, – edito da Rizzoli.
Due ragazzine che crescono, nella periferia di una città italiana “minore”. Finalista al Premio Strega!
7) “Cercando Alice” di Camilla Trinchieri – edito da marcos y marcos.
Un romanzo a due voci su una famiglia in guerra, nell’Europa in guerra, il vivido ritratto di un’epoca e di un rapporto madre-figlia
8) “La ianara” di Licia Giaquinto – edito da Adelphi.
Nella Campania degli anni Sessanta. L’autrice ci trasporta nell’incanto di una terra madre intrisa di cultura popolare e di riti arcaici, di superstizioni, di volgare modernità.
9) “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco – edito da Bompiani.
Un romanzo storico monumentale che tratta di antisemitismo e cospirazioni.
10) “Accabadora” di Michela Murgia – edito da Einaudi.
Accabadora in sardo significa “colei che finisce”. Un romanzo intenso che parla di una Sardegna degli anni Cinquanta, un mondo antico sull’orlo del
precipizio con le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi.
Una lista tutta italiana, con l’augurio che l’editoria possa dare molto più spazio ai nostri autori, invece di ricorrere sempre allo straniero.
Spazio soprattutto ai giovani autori, bravi, pieni di desiderio di raccontare storie che ci appartengono culturalmente ed emotivamente tirandoli fuori dal cappio dell’editoria a pagamento.