L’antica Galatia deve le proprie origini agli etruschi. Verso il 423 a.C. fu conquistata dai Sanniti e scelse di restare dalla parte di Annibale contro i Romani; per questo motivo fu punita, nel 211 a.C., con l’esproprio e la centuriazione, cioè la suddivisione di tutto il territorio in grandi appezzamenti quadrati. Sino alla caduta dell’Impero Romano, dopo il 476 d.C., Galatia rimase una colonia. Con le successive invasioni barbariche la città cominciò il suo lento declino sino alla devastante distruzione dell’863 d.C. ad opera di Pandone il Rapace che costrinse gli abitanti dell’antica città a rifugiarsi sulle vicine alture.
Tutto il periodo della dominazione Longobarda fu interessato da violente lotte di successione: di questo periodo è il torrione quadrangolare attorno al quale sorse un centro urbano.
Caserta, con le invasioni normanne, fu assoggettata ai nuovi signori sotto forma di contea, si costituì allora lo Stato casertano, si introdussero il feudalesimo e la cavalleria e nel 1113 si diede il via alla costruzione di una Cattedrale.
Dal punto di vista della configurazione, lo “stato” feudale casertano, un’antica signoria di ascendenza medievale in dominio a prestigiosi e storici lignaggi, pur ridimensionandosi territorialmente con l’avvento dell’età moderna, resta appannaggio di casate dell’antica aristocrazia e si struttura come una “città di casali”, una tipologia di agglomerato urbano molto presente nel Regno di Napoli e spesso coincidente con l’articolazione geografico-amministrativa delle universitates comprese all’interno di vasti complessi feudali. La natura “plurima” del centro casertano, articolato in 22 casali, ognuno esprimente una propria dimensione di “piccola patria” connotata dalla prevalenza di specifiche attività e dalla dominanza di alcune antiche famiglie di notabili, è bilanciata dall’unità amministrativa concentrata nell’istituto dell’universitas.
La città visse un periodo di notevole sviluppo durante il regno del conte Roberto e, dopo la Cattedrale, furono costruiti il Palazzo Vescovile e la Casa Canonica che definirono l’impianto rettangolare della piazza.
Successivamente il regno passò nelle mani degli Svevi, degli Angioini poi di Alfonso V d’Aragona. Caterina Della Ratta sposò Cesare d’Aragona, figlio naturale del re, che affrontò, prima, le truppe di Carlo VIII e, successivamente, quelle di Luigi XII. Sconfitto dai francesi fu costretto all’esilio sino alla morte nel 1504.
Nel 1509 Caterina Della Ratta si sposò di nuovo con Andrea Matteo Acquaviva, duca d’Atri e conte di Conversano, uno dei feudatari più ricchi del regno, col quale ebbe inizio la Signoria degli Acquaviva che continuò sino al 1634. Dopo il proprio matrimonio con Caterina Della Ratta egli concordò anche il matrimonio fra il nipote Giulio Antonio e la pronipote della contessa di Caserta, Anna Gambacorta. I nuovi signori arricchirono e rinforzarono il castello e la città aggiungendo una nuova cinta muraria e diverse torri.
Il periodo di maggiore sviluppo del villaggio presso la torre arrivò con Giulio Antonio e Andrea Matteo che divenne principe, mentre l’antico borgo medievale continuò il suo lencarlo di borboneto declino. Caserta dovette affrontare molte traversie fra cui la peste del 1656 che decimò la popolazione.
l’area casertana nei secoli centrali dell’età moderna si presenta come un valido osservatorio per l’analisi dei fenomeni del feudalesimo mediterraneo. Essa rientra nella categoria – nettamente prevalente nel Regno di Napoli – dei territori “indirettamente” amministrati dallo Stato attraverso la delega al baronaggio e mantiene inalterata la propria condizione feudale nel corso del tempo, pur soggetta agli inevitabili contraccolpi derivanti da alcuni incisivi passaggi da un casato ad un altro. In particolare, lo “stato” di Caserta, la cui genesi risale al Medioevo, si affaccia alle soglie dell’età moderna con il titolo di contea e con un’estensione rilevante, che ne fanno uno dei principali complessi signorili della Terra di Lavoro. Ma il suo destino è soggetto proprio a quei processi di difficile assimilazione dell’orgogliosa aristocrazia nella politica monarchica di affermazione della sovranità. Col passaggio dai conti della Ratta agli Acquaviva d’Aragona, Caserta diviene uno strumento della politica regia nei confronti della nobiltà, una politica fondata sul binomio premio/punizione di cui i feudi rappresentano il principale oggetto di scambio. Col prevalere dell’ottica riconciliatoria del compromesso fra corona e baronaggio, gli Acquaviva si trovano ad inaugurare un nuovo ramo della famiglia, che detiene un proprio complesso feudale e percorre un singolare ed ineguagliabile cursus hono¬rum, seppure in una situazione di drastico ridimensionamento territoriale rispetto al precedente assetto feudale casertano. Con il Viceregno del Toledo, che conferma il possesso del feudo agli Acquaviva, inizia per Caserta una nuova era, caratterizzata da un restringimento dell’estensione del feudo, cui fa da contraltare un aumento esponenziale del peso politico dei suoi signori all’interno e all’esterno del Regno, nel vasto scenario dell’impero ispanico. La dimensione internazionale del prestigio degli Acquaviva di Caserta, sancita ma al contempo favorita dall’elevazione al rango di principi ottenuta alla fine del XVI secolo, si riverbera sulla città, investita dai fasti, dagli obblighi sociali e dallo stile di vita della corte feudale acquaviviana. Ed anche con l’arrivo dei Caetani, meno assidui nei loro soggiorni a Caserta, benché si assista ad un palpabile declino della corte principesca, è innegabile il riflesso positivo sulla città.
A partire dal 1734 Caserta, con l’arrivo di Carlo di Borbone (raffigurato nel quadro a destra), visse un periodo di splendore e vide la costruzione del Palazzo Reale e una generale riedificazione della città. Caserta assunse così i tratti di una città di corte e ben presto anche la sede diocesana si trasferì dando vita a una nuova Cattedrale. Con Ferdinando II Caserta visse un nuovo sviluppo e divenne il centro della vita di corte e degli affari di stato.
Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico nella battaglia di Volturno, Garibaldi pose il suo quartier generale a Caserta. La vittoria di Garibaldi portò all’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna. Dal 1860 al 1919 seguì il periodo legato alle vicende dei Savoia. Dal 1926 sino al 1943 fu sede dell’Accademia dell’Aeronautica Militare Italiana, nel dicembre del 1943, dopo lo sbarco a Salerno, fu occupata dalle truppe alleate. Nel 1945 accolse i plenipotenziari che vi firmarono la resa delle armi germaniche in Italia.