E’ nato a Rieti il 1990. Laurea in Scienze Politiche nel 2014 , e magistrale nel 2017 in Relazioni Internazionali presso l’Università di Siena. Vincitore del premio intitolato a G.Matteotti XI ed. 2015 indetto dalla P.C.M. con la sua tesi triennale “ Matteotti ,una vita per la politica “ – Impegnato costantemente per approfondimenti in materia geopolitica – Grande passione per gli studi storici. Componente della Segreteria di Direzione Associazione Europea dei Studi Internazionali (AESI) di Roma.
LIBIA, DAL COLONIALISMO ALLA CRISI DEL NUOVO MILLENNIO
E’ la storia a dirci come – pur relegata a un ambito minore – la densa trama intessuta fra Roma e Tripoli abbia rappresentato in differenti epoche la direttrice realmente autonoma e creativa della politica estera italiana.
La cesura storica e politica rappresentata dal 1945 sembrò spezzare definitivamente il legame italo-libico. Il trattato di pace imposto dai vincitori del secondo conflitto incluse anche la Surrender of Rights coloniale: da un lato gli anglo-americani ritennero che l’Italia non fosse più in grado di sostenere il fardello coloniale, dall’altro essi si appropriarono di una importante base strategica del Mediterraneo.
Nel 1956 un accordo bilaterale avviò le relazioni italo-libiche postcoloniali, aprendo alle iniziative di Enrico Mattei. Fu De Gasperi a favorire la nascita dell’Eni e a porvi a capo proprio Mattei, il quale professò e praticò l’autonomia energetica dell’Italia nel nuovo contesto della liberazione del Terzo Mondo.
Questo paradigma, dietro il quale si celava la sempre vitale e capace diplomazia italiana, fu messo duramente alla prova nell’estate del 1970 quando il nuovo leader libico, Gheddafi, espulse la comunità italiana. In realtà precisò da subito di non voler eliminare i rapporti con l’Italia quanto ricostituirli su basi diverse. Ad elaborare la risposta all’ONU a quella traumatica decisione fu soprattutto, in veste di ministro degli Esteri, Aldo Moro, fra i più pazienti e riflessivi protagonisti della politica italiana del secondo dopoguerra.
Sopravvissuto alla guerra fredda, Gheddafi conobbe nei primi anni 2000 un’inattesa e sorprendente riabilitazione. Ripudiato il terrorismo internazionale, egli divenne un prezioso partner strategico dell’Occidente e in particolare dell’UE nel contenimento dei flussi migratori mediterranei. Le primavere arabe poi sono state, come noto, il contesto entro il quale alcune potenze occidentali hanno potuto regolare conti vecchi e nuovi con il perturbatore Gheddafi.
Marco Gregori ha il merito di aver proposto una ricostruzione puntuale, articolata e analitica del lungo corso dei rapporti italo-libici, sopravvissuto ai profondi cambiamenti politici verificatisi nei due paesi e negli scenari internazionali. Ci ricorda soprattutto quanto l’attacco all’integrità libica, e alla Special Relationship fra Roma e Tripoli, abbia contribuito a rendere il Mediterraneo fonte di instabilità per l’intera area europea, come dimostra l’attualità. (Stralcio della prefazione del Prof. Paolo Soave Università di Bologna – Storia delle relazioni internazionali)
Intervista su Spaziopolitico
Recensione su Rietilife
Recensione su Il Messaggero
Recensione su Rieti in vetrina
Recensione su Sienafree
Recensione su FormatRieti
Recensione sul Giornale Diplomatico